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Claus en Kaan. Ambasciata olandese Maputo, Mozambico
Rivista L'architettura.Cronache e storia N° 585-6
di luglio agosto, 2004
Autore: Michele Costanzo
Articoli Il più immediato tratto distintivo che emerge dalla lunga sequenza di lavori, realizzati da Claus en Kaan, a partire dalla fine degli anni Ottanta, è il carattere estremamente scarno ed essenziale del loro linguaggio espressivo. La "liberazione dal superfluo" sembra essere l'obiettivo prevalente della loro ricerca. E il loro fare progettuale, un'azione attenta di distillazione della 'figura' architettonica per porre, nella più immediata evidenza percettiva, l'essenza iconica che ogni proposta racchiude in sé. «Non si tratta di uno sforzo intenzionale, ma è il risultato del nostro modo di lavorare insieme. Non è un paradigma filosofico, ma della logica conseguenza dell'osservare ciò che è permanente. Non la permanenza della costruzione, ma dell'impressione... impressione intesa come sublimazione di un concetto. Tutto ciò che è superfluo, nel senso di "non necessario alla definizione dell'immagine", è eliminabile in quanto l'immagine del progetto non contiene solo la soluzione di tutti i problemi, ma include anche il carattere dell'edificio: questo è ciò che noi chiamiamo 'fisionomia' del progetto» .
Tale azione riduzionista, esclusivista, è considerata da alcuni critici come un'espressione "minimalista". Anatxu Zabalbeascoa e Javier Rodríguez Larcos, addirittura, utilizzano il loro progetto per l'Housing Haarlemerbuurt ad Amsterdam (1990-97), come immagine di copertina del loro libro Minimalisms .
Tuttavia, Claus en Kaan considerano il "minimalismo" un termine del tutto estraneo alle loro intenzionalità progettuali. «Non siamo interessati alla forma dell'architettura. Non è una questione di estetica o di stile, ma di presenza. Noi tendiamo a che l'edificio raggiunga il massimo effetto nel suo contesto. Non deve produrre uno shock, piuttosto ci sforziamo di portare una nuova forma di relazione tra programma dell'edificio e suo intorno. La presenza dell'edificio, quindi è fondamentale. Essa deve essere molto forte, ma severa; non minimalista, ma riduttiva» .
Con la loro azione progettuale, Claus en Kaan sembrano voler dar forma, ad un aforisma di Hugo von Hofmannsthal: «Entro il limite più angusto, il compito più particolare, v'è maggior libertà che non nel regno sconfinato dell'Utopia, che lo spirito moderno s'immagina arena di quella libertà» .
Tale linea concettuale e realista, a un tempo, che gli autori perseguono con ostinazione, volta ad allontanare dal progetto tutto quello che è c'è di inadeguato, sovrabbondante o incongruo, ha come obiettivo finale la ricerca della la ragione ultima dell'espressione, e la possibilità di cogliere quel frammento di 'verità' racchiusa nel suo interno. «Non si può dire, "ora voglio progettare una cosa semplice". E' impossibile. Ma si può cercare di individuare qualcosa di veramente autosufficiente. Questo per togliere via il di più e giungere all'essenza» .
L'Ambasciata olandese a Maputo, Mozambico (1999-2004), è un esempio in questo senso di cristallino equilibrio tra esigenze di programma e sottili istanze poetiche.
L'edificio si trova in una zona non lontana dal centro e vicino al lungomare. La pianta riprende la sagoma del lotto. L'intervento, si basa sulla disposizione al centro dell'area di forma rettangolare, un volume porticato a L, ealizzato in cemento armato lasciato a vista, che lo divide in due parti: una, trasformata in un giardino ombreggiato mediante la piantumazione di dodici alberi Flamboyants e delimitata da un alto recinto costituito, per gli alti due lati, da un susseguirsi di fascioni di legno; l'atra, occupata da un volume a due piani, entro cui si trovano gli uffici della cancelleria.
L'organismo è organizzato attorno ad un corridoio centrale: il lato verso il portico, serve una successione di ambienti di lavoro, simili tra loro per dimensioni; quello opposto, collega una serie di piccoli volumi a doppio livello, distanziati in modo da consentire tra loro il passaggio e la circolazione dell'aria esterna. Al piano superiore, essi sono serviti da scale e percorsi pensili e protetti da un'unica superficie continua di copertura. Al loro interno, accolgono, oltre agli spazi di servizio, attività di supporto di vario genere: riunioni, incontri, studio, etc..
L'accesso alla cancelleria, sulla fronte sud-ovest, prevede l'attraversamento del giardino (dove si trova un piccolo volume per il personale di controllo) e, successivamente, del corpo porticato.
Il parcheggio per il personale dell'ambasciata, è situato in una stretta fascia residua dell'area, rivolta a nord-est, posta oltre il secondo tratto di recinzione del complesso, questa volta realizzato in metallo, con un disegno che riprende un motivo tratto dalla locale architettura coloniale portoghese.

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