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Vincenzo Latina
Rivista Metamorfosi N° 61
di luglio agosto , 2006
Autore: Michele Costanzo
Articoli Ortigia è un'isola la cui superficie è di circa un chilometro quadrato, e rappresenta il cuore storico di Siracusa. Il suo contenuto distacco dalla costa, che ha reso il suo territorio immediatamente raggiungibile e nel contempo sicuro e facilmente difendibile, ha favorito in tempi lontanissimi l'inizio di un processo d'urbanizzazione che si è sviluppato nel corso dei secoli secondo fasi distinte che vanno: dai primi insediamenti preistorici, alla riedificazione barocca conseguente alle distruzioni provocate dal terremoto del 1693, fino al tempo presente in cui si tende, ormai, anche se questo avviene con un certa difficoltà, a mantenere lo stato di fatto.
Il tessuto urbano dell'isola si presenta, dunque, come una densa stratificazione d'epoche tra loro strettamente interrelate. La possibilità che è offerta agli abitanti e ai numerosi visitatori di vivere ed apprezzare la ricchezza dei suoi spazi storici è frutto di una inversione di tendenza relativamente recente che ha interrotto un lungo periodo d'abbandono a partire dall'ultimo dopoguerra, a cui ha corrisposto, peraltro, nella fascia costiera e nell'interno uno sviluppo edilizio caotico che nel suo aggressivo diramarsi ha raggiunto l'altopiano dell'Epìpoli, sfigurando irrimediabilmente un territorio di grande pregio naturale costellato dalla presenza d'importanti permanenze storico-archeologiche.
Il ritrovato interesse, in senso tecnico e culturale, nei confronti del patrimonio architettonico di Ortigia ha portato alla realizzazione d'interessanti progetti di rifunzionalizzazione e valorizzazione di edifici e spazi urbani storici dalla struttura complessa.
Le opere, qui presentate, di Vincenzo Latina costituiscono due interessanti esempi di una volontà, largamente diffusa, di recupero del patrimonio storico del territorio siciliano, che si sta manifestando in questi anni, anche se in maniera puntiforme, in numerosi progetti della nuova generazione di architetti, sensibili alla realtà oggettiva del contesto e particolarmente attenti alla corretta articolazione dei loro interventi.
La Corte dei Bottari (1997-2004), è un progetto che fa parte del PP dell'isola di Ortigia e riguarda il risanamento di un'area storica che costeggia via Cavour, contraddistinta da un impianto urbano di origine greco-arcaica organizzata per stigas (un sistema di strette strade parallele e ortogonali che formano isolati dal caratteristico disegno a losanga). L'obiettivo dell'autore, è stato quello di ristrutturare gli interni/esterni urbani (impegnati un tempo, in buona parte, dall'attività dei "bottari"): liberandoli dalla presenza d'incongrue superfetazioni, e lasciando emergere, da tale delicata operazione, i segni temporali delle stratificazioni, frutto di tutte le possibili tracce di oggetti, manufatti, memorie che caratterizzano il contesto.
Come osserva l'autore, si è trattato di un vero atto "rifondativo" in quanto il progetto ha cercato di conferire un senso nuovo al circoscritto contesto urbano e alle strutture fisiche che lo definiscono, aprendolo alla vita della città, riconnettendolo al suo flusso vitale. E questo, recuperando l'orientamento nord-sud dello stenopos che attraversa la nuova corte, e riconfigurando «[...] in chiave contemporanea, l'impianto viario originario di matrice greco-arcaica ordinato per strigas» .
L'interno della nuova corte, divenuto il punto d'arrivo di un suggestivo percorso labirintico, trova un suo sfondo conclusivo nella parete/fontana, realizzata in blocchi di arenaria di varia pezzatura e diversa profondità, che ha il compito di dare ordine ad un ambiente disgregato (a seguito di interventi spontanei che si sono succeduti nel tempo) conferendo ad esso un carattere marcatamente iconico.
Il Giardino di Artemide (2003-2005), è un'opera che, come la precedente punta alla riconfigurazione di un circoscritto ambito spaziale: l'area di San Sebastianello compresa tra il palazzo Senatorio e il palazzo Comunale di via Minerva. Si tratta di una corte definita da un serrato insieme di edifici di varie epoche, direttamente connessi a piazza Duomo, a partire dal XVII secolo fino alla metà del XX secolo, quando gli scavi di fondazione dell'ultima aggiunta (l'edificazione di un edificio destinato agli uffici comunali) metterà in luce la presenza dei resti di un tempio ionico dedicato ad Artemide. L'importante scoperta archeologica determinerà la parziale interruzione della costruzione, e la necessità di valorizzare tale spazio.
L'opera di Latina consiste nell'ideazione di un giardino e di un volume (non ancora realizzato) in cui inserire la scala d'accesso agli scavi del tempio.
Per quanto riguarda la costruzione del Giardino di Artemide, l'autore ha operato seguendo un duplice intento: ridare un senso ad uno spazio frammentato, di difficile percezione per il discordante accumulo delle presenze costruttive che lo circondano; e rendere reversibile l'intervento in attesa degli sviluppi derivanti dalla sistemazione definitiva delle permanenze archeologiche.
Il punto di partenza del progetto è stato quello di far emergere dal contesto, «[...] suggestioni ispirate dalla forte connotazione del luogo». Lo spazio, in questo modo, «[...] è stato immaginato come una "offerta" ad Artemide [...], dea della caccia, dei boschi e delle ninfe». Il successivo sviluppo del percorso ideativo ha portato l'autore ad individuare un tema formale in grado di ricomporre l'insieme delle eterogenee presenze: la folta vegetazione che è stata piantumata, gli elementi emersi dagli scavi archeologici, le differenze di quota, la scoperta di una cisterna greca rinvenuta durante i lavori. Un efficace filo unitario è stato trovato nell'impiego di lastre d'acciaio ossidato, montate a secco, e reti eletrosaldate ancorate a terra, tramite zoccolature in ciotoli di varia pezzatura, a formare, in vario modo, delle strutture di contenimento del terreno. «Le opere realizzate», osserva l'autore, «sono state immaginate come "dispositivi" preposti ad accogliere la flora naturale del sito. [...] Le lastre d'acciaio ossidato sono disposte come una sequenza regolare di pannelli separati [...] e le loro fenditure a vista misurano con cadenza lo spazio» .

Crediti:
Corte dei Bottari
Progetto e direzione dei lavori: arch. Vincenzo Latina, ing. Daniele Catania
Collaboratori: arch. Silvia Sgariglia, Nadia Montuori, Rudiano Macaione
Committente: Comune di Siracusa
Espropri: geom. Sebastiano Fortuna
Imprese esecutrici dei lavori: NUTECO di Salvatore Nigita e Serena Costruzioni s.r.l. Foto: Maurizio Montagna

Giardino di Artemide
Progetto e direzione dei lavori: arch. Vincenzo Latina, con arch. Silvia Sgariglia
Collaboratori: arch. Sabrina Nastasi, Vincenzo Mangione, Luca Sipala
Committente: Comune di Siracusa
Impresa esecutrice del lavoro: rag. Giovanni Avola
Foto: Lamberto Rubino

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