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La Concert Hall di Limoges di Bernard Tschumi
Rivista Metamorfosi N° 66
di maggio giugno, 2007
Autore: Michele Costanzo
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La nuova sala per concerti realizzata da Bernard Tschumi (2003-2007) a Limoges, sorge all'interno di una radura circondata da un bosco, di quasi 9 ettari, composto di alberi bicentenari, posto quasi a ridosso della città.
Si tratta di una struttura pubblica destinata ad ospitare concerti rock, incontri politici ed altri eventi. Negli ultimi 25 anni sono stati costruiti diversi spazi di questo genere, denominati Zenith Concert Hall, che rappresentano un'importante espressione della vita culturale francese. Alla loro progettazione hanno collaborato, oltre a Tschumi che in precedenza aveva realizzato anche lo Zenith di Rouen, diversi altri architetti di grande notorietà, quali: Norman Foster, Rem Koolhaas, Massimiliano Fuksas.
Per entrambi gli edifici, l'architetto svizzero adotta un doppio involucro a sezione curvilinea impostato su impianto circolare; nel progetto di Limoges, però, impiega materiali del tutto differenti, rispetto a quello di Rouen: una scelta determinata dalla diversità dei luoghi a cui le costruzioni si pongono in stretta relazione. Nella prima soluzione si trattava dell'area di un ex aerodromo, distante dal centro della città, e vicino ad un'autostrada; la struttura era in cemento armato a vista con rivestimento in metallo. Nella seconda la sala si trova totalmente immersa in un ambiente naturale. "Il matrimonio inatteso di un involucro traslucido centinato, con una doppia parete di legno", osserva l'architetto, "crea sorpresa e mistero, nello spazio d'ingresso dello spettatore. Il volume della sala, interamente ricoperto di legno ricavato da alberi della zona, s'impone nella sua posizione centrale, nel cuore della foresta".
Tschumi ama dire che l'architettura è la "materializzazione di un concetto". Ma cosa succede, egli si domanda, quando il concetto è lo stesso, ma il contesto è totalmente differente? A tale interrogativo saprà dare, attraverso questo progetto, una risposta intrigante e complessa a un tempo.
Lo Zenith di Limoges è una struttura "ibrida", in cemento, legno acciaio, coperta all'esterno da una pelle traslucida e all'interno di legno. L'impiego di tale materiale inconsueto per Tschumi è, in parte, suggerito dall'ambiente in cui il teatro è situato, e dalla presenza di un'industria di lavorazione del legno. Il rivestimento esterno, seppure artificiale, riesce ad integrarsi perfettamente con la naturalità del legno e il suo effetto di semitrasparenza conferisce all'interno una morbida e avvolgente luminosità, e la possibilità di percepire l'effetto intrigante e misterioso della presenza del bosco. La strategia progettuale trova in questo modo un'equilibrata reciprocità tra il piano dell'ideazione e quello dell'ambientazione.
La concezione della doppia intercapedine nasce da una motivazione tecnica in quanto costituisce un isolamento acustico e termico per l'ambiente interno del teatro. Da tale indirizzo funzionale Tschumi ha tratto una valenza concettuale congruente con la sua ricerca basata sul serrato rapporto tra spazio architettonico ed evento, risignificando tale avvolgente spazio interstiziale (destinato a foyer) con il dinamismo delle scale che lo attraversano; e questo, mediante la creazione di un in-between dove il pubblico ha modo di circolare, incontrarsi, conversare. Un ambiente ricco di tensioni, dunque, che rende strategiche le azioni libere di coloro che lo fruiscono.
La Concert Hall di Limoges ha 6000 posti a sedere (estensibili fino ad 8000); lo spazio interno della sala è interamente rivestito di legno (pareti e soffitto) per ragioni estetiche ed acustiche. L'invaso del luogo dello spettacolo, in base alle necessità, può assumere molteplici configurazioni per cui il palcoscenico, per meglio adattarsi alle richieste, è una pedana di circa 8, 50 x 4, 50 metri. Per consentire agli spettatori una vista totalmente libera in ogni punto, all'interno non si trovano pilastrature, gli appoggi strutturali sono trasferiti nella fascia periferica delle gradinate; le travi di copertura sono disposte secondo un disegno a raggiera e l'interasse dell'invaso è di 80 metri.
Particolare attenzione, nel progetto, è stata rivolta all'impiego di materiali ecosostenibili e al risparmio energetico; l'impianto tiene, altresì, conto delle problematiche dell'effetto del soleggiamento (le lastre di policarbonato a struttura alveolare dello spessore di cm. 5, lungo la curva superiore della parete sono state serigrafate per aumentare la protezione ai raggi solari), e della ventilazione naturale interna, che punta a mantenere nel foyer una temperatura costante.
L'ingresso della sala è lungo l'asse centrale che incontra il palcoscenico, ed è chiuso in un corpo autonomo che, come un cuneo, s'inserisce nel grande volume del teatro.
L'area del parcheggio, cui si accede da Avenue Jean Monnet, è molto ampia, è illuminata da una serie di lampioni dal caratteristico globo bianco (gli stessi usati da Herzog e de Meuron per lo stadio di Monaco) ed è coperta da un particolare prato verde con alberi progettato da Michel Desvigne.








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