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Bernard Tschumi. Nuovo polo culturale a Grottammare
Rivista La Stampa.it/blogs/culturanatura N°
di Aprile, 2013
Autore: Michele costanzo
Articoli Il nuovo polo culturale a Grottammare (Ascoli Piceno), la cui realizzazione è prevista per il 2016, sarà la prima opera costruita in Italia da Bernard Tschumi. A.N.I.M.A. è il nome che gli è stato dato: un acronimo formato da cinque parole - Arte, Natura, Idee, Musica, Azione - che indicano un insieme di attività, di realtà diverse. La nuova struttura le propone strettamente correlate tra loro, come avviene, appunto, con la parola A.N.I.M.A., che evoca, a un tempo, un principio vitale e morale. Un organismo destinato, dunque, ad aprirsi alle diverse esigenze del corpo e dello spirito, in grado di rispondere alle differenti domande da parte della società grottammarese, di spazi per la cultura e per la socializzazione. La costruzione sorgerà in un’area dell’entroterra fra colline e mare, vicina all’autostrada adriatica A14, facilmente raggiungibile dall’uscita di Grottammare.
L’edificio si presenta come un grosso prisma a base quadrata, in buona parte vuoto all’interno, ma attrezzato per accogliere ambienti per mostre, conferenze e ricerca. Nella parte vuota è stato inserito un secondo volume più piccolo a base rettangolare, posto in posizione leggermente ruotata, che contiene un auditorium per 1.500 persone. La loro compenetrazione determina quattro vuoti corrispondenti ai loro reciproci distacchi. Questi spazi sono denominati da Tschumi in-between, termine che rinvia ad un aspetto concettuale di primaria importanza nella sua opera. L’in-between raffigura l’intersezione tra i diversi campi d’indagine del progetto: studio, ricerca, arte, sperimentazione, musica e quant’altro. Ma rappresenta, altresì, la relazione fra spazio architettonico ed eventi. E questo, da luogo a «qualcosa che non può essere disegnato o progettato», scrive l’architetto in, Ten Points, Ten Examples, «perché spazio ed eventi, in definitiva, appartengono a logiche differenti. […] Questo in-between, questa linea di congiunzione, questo limite […], questa zona eterogenea è il luogo dell’architettura. L’architettura in questo modo non può essere un disegno, non può essere un modello, altrimenti dimenticherebbe l’evento, uno dei termini o parti dell’equazione»(1) .
Il genere di spazio a cui Tschumi è interessato, dal punto di vista progettuale, è quello generato dal movimento e dalla vita che lo attraversa. I soggetti delle sue architetture sono gli individui che le vivono, le relazioni spaziali che le uniscono. E’ l’esperienza del muoversi nella città, nell’ambiente urbano che crea lo spazio, come pure le corrispondenze tra gli uomini e le cose. L’architettura, in questo modo, risulta essere il prodotto dei rapporti sociali, delle implicazioni degli spazi e dei movimenti di coloro che li esperiscono.
In questo specifico progetto l’in-between, assume anche una valenza di ‘memoria’, in quanto l’architetto intende richiamare il tema dei ‘cortili’ delle vecchie abitazioni di Grottammare e soprattutto l’uso che ha sempre storicamente contraddistinto tali ambiti, come luoghi relazionali del dialogo, dello scambio interpersonale e, in definitiva, della vita collettiva. Tali cortili (in-between) possono essere messi in diretta comunicazione con la sala dell’auditorium - ossia, facendo scorrere meccanicamente le sue pareti - stabilendo, così, un sistema fluido e dinamico di percorsi fisici e visivi. Questo ambiente eterogeneo può essere dinamicamente attraversato al suo interno tramite un articolato sistema di rampe che consentono di percepire la spazialità interna nel suo insieme, da altezze variabili e da prospettive sempre mutevoli.
Il progetto di Tschumi, come si è detto, parte dall’idea di “spazio collettivo”, che è il principio da cui nasce un agglomerato urbano e poi la città. Del resto, una delle componenti principali della visione architettonica tschumiana è quella di rifiutare le costruzioni chiuse in sé stesse, ma di considerarle, piuttosto, parte di città, luoghi vitali ‘aperti’, concepiti per attività, incontri, scambi, dove l’uomo (e, in senso più generale, la società) è il soggetto principale. Tale insieme di spazi, dunque, sono stati racchiusi all’interno di una figura architettonica le cui pareti sono delle grandi superfici traforate, dal disegno astratto, che portano luce negli ambienti interni. Questo disegno, per una di esse - la parete rivolta verso sud, in direzione del centro storico e del mare Adriatico - punta ad assumere una configurazione formale o, più precisamente, ‘allusiva’ rispetto ad un referente naturale, quale un intrico di tronchi e di rami d’albero. Un richiamo che lo porta a considerare le esperienze plastiche/pittoriche di alcuni artisti italiani del Secondo dopoguerra, il cui ricordo è particolarmente radicato nella cultura del Paese. Tra questi, Pericle Fazzini di cui è nota la scultura bronzea della Resurrezione, nell’aula per le udienze papali in Vaticano. Il riferimento qui non è solo di tipo iconico. In tale operazione analitica del contesto, l’architetto ha cercato di far emergere alcuni degli elementi appartenenti alla ‘memoria’ e alla sensibilità comune, per stabilire un più sottile rapporto tra la nuova architettura e i suoi utenti, nonché un grado di ‘riconoscibilità’ sentimentale e non solo di tipo visivo. Così scrive Tschumi: «[…] l’obiettivo del progetto ANIMA era il dialogo con altre discipline, dall’arte alla letteratura, alla musica. Non a caso abbiamo esaminato il lavoro di Vedova, Burri, Manzoni, Fontana e perfino Fazzini, un artista nato e attivo a Grottammare»(2) .

La caratterizzazione in senso figurativo/astratto di questa facciata è un aspetto interessante del progetto, in quanto potrebbe rappresentare uno sviluppo o una leggera deviazione rispetto al percorso progettuale che l’autore ha seguito fino ad ora, contraddistinto dalla ricerca sull’involucro (l’envelope) in opposizione alla facciata formale. Ricordo che alcuni anni fa ho avuto occasione di affrontare, seppure di sfuggita, tale questione in un’intervista con Tchumi per la rivista «Architectural Design». La domanda che gli avevo posto era, se ritenesse dare spazio (come sviluppo della propria ricerca progettuale), alla componente simbolica, quando l’edificio diventa rappresentativo di un contesto (e qui, portavo come esempio il rapporto che egli aveva stabilito tra la sua Blue Residential Tower e il quartiere dove sorge, il Lower East Side, a Manhattan). La sua risposta era stata la seguente: «Potrebbe essere giusto quello che affermi. E potrebbe anche essere esteso al New Acropolis Museum: probabilmente ho bisogno di un anno o due per risolvere tutti i problemi che derivano da questo» . Sembra, dunque, che sia possibile - se non interverranno modifiche in futuro - considerare questo progetto come un primo ‘movimento’ verso un territorio nuovo tutto da esplorare. Del resto, come egli stesso afferma, la ricerca della forma in architettura - che egli preferisce definire “concetto formale”
- è un’operazione in sé problematica che porta al suo interno «[…] un alto livello di astrazione in una complessità orchestrata insieme e che include materiali, movimento e programmi, al fine di una definizione della forma architettonica»(3) .
______________________
1) Bernard Tschumi, Ten Points, Ten Examples, «ANY» n. 3, novembre-dicembre 1993.
2) Bernard Tschumi, dalla relazione di progetto.
3) Cfr. Michele Costanzo, Twenty Years After (Deconstructivism). An Interview with Bernard Tschumi, «Architectural Design» gennaio-febbraio 2009.
4 Ibidem.

Crediti del progetto:
Committenti: Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, Comune di Grottammare
Responsabile unico del procedimento : Marco Marcucci - Comune di Grottammare Progetto architettonico: Bernard Tschumi - BTA Bernard Tschumi Architects (New York)
Coordinamento generale: Alfonso Giancotti / Studio Associato di Architettura Elia-Giancotti (Roma) Strutture: Michele Tiberi / CAED International Srl (Roma)
Progetto scenico, acustico, illuminotenico e multimediale: Enrico Moretti / BIOBYTE Srl (Milano) Impianti elettrici: Alessandro Federici / Studio Tecnico ing. Alessandro Federici (Ascoli Piceno) Impianti meccanici e idraulici: Giuseppe Puglia / Studio Tecnico ing. Giuseppe Puglia (Ascoli Piceno)
Coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione: Fabio Giannini / Studio di consulenza e progettazione ing. Fabio Giannini (Comunanza, AP)
Geologo e geotecnico: Vittorio Marucci / Studio Associato di Geologia e Geotecnica Marucci (Ascoli Piceno)
Topografo: Antonio Morganti / Studio Tecnico Associato Morganti (Spinetoli, AP)
Responsabile per la comunicazione: Marco Brizzi / Image MEDIA AGENCY (Firenze)
Programma: Polo culturale
Dimensioni:
Superficie del lotto: mq. 9.225;
Superficie dell’edificio: mq. 7.190;
Superficie coperta: mq. 6.150;
Altezza massima: m. 30
Cronologia: Progetto : 2012-2014;
Inizio lavori: 2014;
Termine lavori (previsto): 2016

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