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Playscape di maO/Emmeazero: Progetto vincitore dell’Europan 7 per Drancy
Rivista Metamorfosi N° 49
di maggio giugno, 2004
Autore: Michele Costanzo
Articoli Quello a cui sembra tendere la ricerca architettonica degli ultimi anni è un rapporto sempre più stabile con l'utopia. Un obiettivo fascinoso che, in assenza di un altrove, si è trasformato in un quotidiano possibile da forzare.
Si tratta di una linea di pensiero che pur composta da una 'unità di differenze', da un insieme di molteplici singolarità, ha come meta prevalente quella di rompere le convenzioni e generare da sé il nuovo.
L'atto primario di tale tendenza è l'uso strumentale dell'oblio come forma di 'provvisoria' cesura (che è un tentativo di "liberazione da codici e gerarchie" ) nei confronti dello spazio artificiale dell'architettura e di tutte quelle presenze che lo popolano e che contribuiscono alla sua definizione, alla sua identità. In questo rapporto oppositivo con il mondo fisico circostante, la realtà oggettiva delle cose, precipitando in molteplici, individuali universi mentali, nel momento del suo rispecchiarsi nella ferma struttura del logos non riesce più a rileggere, come immediato riscontro, l'immagine di una coscienza unitaria o l'espressione dell'appartenenza ad un tutto. Tale idea di sintesi suprema e di pertinenza ad un sistema risulta, così, drammaticamente scomposta nei mille frammenti di uno specchio che riproducono solo visioni parziali e deformate del reale. Con effetti volutamente desituanti che puntano ad un détournement di tipo situazionista (peraltro, spesso citato da ma0 nei loro scritti), ad una percezione, quindi, sensoriale più che razionale.
Questo tema è stato oggetto di interessanti riflessioni, da parte di Alberto Iacovoni (componente di ma0 ), sviluppate in alcuni suoi articoli. In Bring the Noise, in particolare, porta avanti un suggestivo accostamento tra un genere di progettazione digitalizzato, largamente praticato dalla generazione più giovane di progettisti, e il rap, che è un importante tramite comunicativo della comunità urbana afro-americana. «Il campionatore [...] affiancato dal computer [...] permette di prelevare frammenti da un universo di suoni e di sonorità e di ricomporli in contesti imprevedibili dove dunque la ricerca empirica del suono e del ritmo, dove il caso e l'improvvisazione assumono un ruolo fondamentale, più che un progetto musicale scritto a partire dalle basi della melodia e dell'armonia» .
In entrambi i casi quello che interessa è il 'frammento' e la capacità combinatoria che se ne può trarre attraverso l'uso di opportuni strumenti tecnici che ne semplificano e ne potenziano le possibilità combinatorie ora dei suoni, ora delle immagini.
Tutto questo ha la funzione di generare una sorta 'ricominciamento', che prende inizio dalla riscoperta del mondo circostante, unitamente a tutto ciò che lo costituisce. «E' un atto di smemoratezza volontaria, uno stato di minorità, che poi sembra essere una malattia cronica del XX secolo», scrive ma0, «ma che ha un enorme potere liberatorio: il vuoto in cui lascia svanire il significato è territorio vergine per nuove esplorazioni della forma, del suo uso, del suo significato e, questo potere, questa libertà è duplice: retroattivo nel deturnare l'esistente, nel sovvertirne l'uso e la percezione, ma anche progettuale nel produrre nuove forme, nuovi spazi, relazioni» .
Il punto base a cui approda il complesso esercizio mentale/liberatorio di ma0 è l'acquisizione della nozione di medium, ossia dell'architettura come margine, confine, ma anche tramite che consente di mettere in comunicazione o riconnettere, territori culturali differenti o considerati inconciliabili. «[...] dobbiamo indagare in che modo la forma di un progetto possa produrre lungo quel limite un evento, un'esperienza, uno scambio» .

Il progetto per Drancy realizzato da ma0, risultato vincitore all'Europan 7, esprime con felice creatività e misura espressiva lo sviluppo in senso spaziale delle problematiche cui sopra si è accennato.
Drancy è un sobborgo a nord-est di Parigi. Sorto tra gli anni Sessanta e Settanta è contrassegnato da uno sviluppo composito, costituito da insediamenti pubblici ad alta densità ed edilizia minuta a carattere privato.
La richiesta del bando di concorso è stata quella di un intervento di rifunzionalizzazione e ridisegno di un insediamento residenziale a finanziamento pubblico -composto da tre imponenti edifici in linea disposti attorno ad una corte quadrata, aperta da un lato- al fine di attenuare gli effetti negativi del suo impatto spaziale nella continuità del disegno urbano del quartiere.
La strada scelta dai progettisti è stata quella di operare un rovesciamento dei rapporti esistenti tra volumetrie abitative e suolo pubblico, realizzando -in senso simbolico e reale a un tempo- un loro 'sradicamento'; e questo, attraverso: la trasformazione funzionale dei piani-terra da residenziale a commerciale; e l'alternanza istituita (a seguito di tale cambiamento) tra spazi chiusi e spazi aperti che consente la permeabilità totale dei corpi e la possibilità di un flusso pedonale lungo il parterre libero e continuo.
Ulteriori interventi di modifica dei volumi sono: la realizzazione di una fascia di abitazioni (quelle sottratte a piano terra) sui rispettivi piani di copertura, per mantenere un uguale numero di alloggi (pari ad 803); l'accostamento su entrambe le fronti (di ciascun edificio) di una struttura aggiuntiva finalizzata ad incrementare la superficie interna degli appartamenti; il disegno dei prospetti impostato sulla base di un criterio di 'opzione formale', corrispondente alla possibilità, da parte dell'utente, di scegliere l'infisso più idoneo ai propri bisogni, secondo una gamma di differenti offerte provenienti da un principio unitario.
Quest'ultimo punto introduce il tema della libertà come gioco, come forma di espressione all'interno di specifiche regole, com'è bene messo in evidenza dagli autori dalla stessa presentazione programmatica del progetto, disegnata con il gessetto su una lavagna.
Le regole sono parte inscindibile del gioco, esse determinano, osserva Jan Huizinga, «[...] ciò che verrà dentro quel mondo temporaneo delimitato dal gioco stesso» . Ma quello che maggiormente interessa ma0 in tale 'gioco progettuale' non è solo la definizione delle regole, ma la possibilità di interagire con esse; è questo che genera l'evento da cui architettura e ambiente urbano traggono ragione e senso.
La soluzione planimetrica a scala urbana, discende da questa impostazione concettuale. Una volta liberata la superficie di calpestio dalla barriera degli edifici, essa diventa un ideale tappeto continuo che offre le sue potenzialità performative a chi lo fruisce. Come per il progetto di piazza Risorgimento a Bari (2003), che rappresenta un'anticipazione del progetto per Drancy, lo spazio pubblico si pone come elemento catalizzatore delle astratte necessità e impalpabili desideri degli utenti: «[...] incontrarsi con molti amici al calar della sera per aspettare l'uscita di un figlio a scuola o l'arrivo di qualcuno [...], per leggersi il giornale all'ombra in un caldo pomeriggio d'estate o alla luce di un lampione la sera o, al contrario, appartarsi nell'ombra con chi vi piace...» .
In Playscape , lo spazio urbano si arricchisce di elementi e situazioni più complesse, per cui ad una zona destinata a parcheggio ed una agli incontri e alla sosta (come in Playground), se ne sommano altre con finalità più concitate e dinamiche quali quelle del commercio, del mercato e, naturalmene, quelle dedicate alle attività libere che sono: la pista per lo skateboard, il campo per la pallacanestro e la pallavolo.

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