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LAB, il nuovo padiglione di A12 per il museo Kroller-Muller
Rivista Metamorfosi N° 51
di ottobre novembre dicembre, 2004
Autore: Michele Costanzo
Articoli Il parco del museo olandese Köller-Müller, si è recentemente arricchito della presenza di una nuovo spazio espositivo: un padiglione temporaneo , realizzato dal gruppo genovese A12 per ospitare, in occasione della mostra LAB, otto artisti provenienti da varie parti del mondo .
L'impianto spaziale del progetto si ispira all'idea di labirinto, come allusivamente indica il nome LAB che designa il titolo della manifestazione: "Labirinto come metafora della città". Ma da tale referente gli autori, più che un complicato disegno planimetrico hanno inteso estrarre il 'soggetto' della 'percorrenza' e, con esso, il senso del disorientamento implicito nella concezione stessa di tale costruzione.
In questo modo, l'idea prende forma attraverso la configurazione di un passaggio lungo e stretto, reso percettivamente rilevante mediante la realizzazione di due alte sponde di legno poste lungo i suoi margini esterni, composte da una serie di serrate doghe orizzontali (di legno grezzo) sostenute da montanti verticali, intervallati secondo una cadenza ritmica (quasi musicale), enfatizzata dalla sequenza delle controventature diagonali che vi si addossano.
Ad arricchire la valenza formale dell'intervento contribuiscono, altresì: il mutuo riflesso delle luci e delle ombre che prendono corpo in cangianti e scanditi disegni che, ora nascondono, ora distinguono gli elementi in cui consiste la struttura, nonché i sottili rapporti proporzionali che conferiscono all'insieme una sua definita identità e, poi, il colore, il senso tattile della materia che la costituisce ed, ancora, la felice interazione che viene a stabilirsi con l'ambiente naturale circostante. Il reciproco equilibrato rapporto tra ciascuno di questi aspetti ha contribuito a rendere la proposta architettonica di A12 particolarmente accattivante e, come qualcuno ha notato, a sua volta è stata a recepita dal pubblico "come un'opera d'arte in sé".
Il percorso, "desituante" per la sua caratteristica configurazione, e considerato "labirintico" per una sorta di concettuale traslitterazione, di trapasso dal significato dell'un termine nell'altro, si sviluppa lungo il perimetro di un rettangolo di prato di 75x50 metri. In questo modo, esso si pone, a un tempo, come elemento di divisione e unione. Infatti, da un lato, esso determina uno spazio circoscritto, un ambito esterno-separato-dall'esterno, a cui si può accedere attraverso una scala a ponte, una corte entro cui si dispongono degli oggetti-contenitori dove le installazioni trovano luogo; dall'altro, tali volumi puri, anch'essi realizzati con gli stessi materiali e logica costruttiva, risultano essere collegati tra loro dagli stretti percorsi 'in trincea', in uno stimolante, dialettico rapporto tra interno ed esterno, tra arte e natura.
L'opera di A12, bisogna aggiungere, si inserisce in maniera assai equilibrata nel contesto del nuovo parco progettato da West 8 il cui obiettivo è stato quello di interpretare, riorganizzare, valorizzare, tutta una serie di interventi che, nel corso dei decenni trascorsi, hanno avuto luogo, secondo diversa forma ed estensione, nello spazio naturale circostante l'edificio museale, a partire dal Giardino delle sculture di Bijvoet, che risale al 1963. Tale progetto, concepito come una sequenza di "stanze a cielo aperto", segna il punto d'avvio di un indirizzo culturale (relativo all'esposizione dell'arte) che, mette in atto l'uscita dell'organismo architettonico dai suoi definiti limiti, per invadere l'ambito naturale: al fine di procedere in un serrato dialogo tra internità ed esternità, per conquistare un sempre più puntuale rapporto con la natura. E questo, sulla base di una visione chiaramente delineata dai Kröller-Müller fin dall'iniziale realizzazione del loro museo nel parco Hoge Veluwe.
Al primo intervento, faranno seguito: il "Parco delle sculture" (1965), dove sarà inserito il Padiglione di Gerrit Rietveld, e la "Foresta delle sculture" (1988), volto a far interagire più direttamente le opere con una natura che è lasciata intatta.
L'attuale direttore del Köller-Müller, Evert van Straaten, nel dare mandato a West 8 di ridisegnare il landscape in cui è inserito il museo, ha inteso ridare ordine e nuova funzionalità al suo ambiente naturale, individuando più adeguati spazi per futuri eventi ed installazioni.
Il gruppo genovese, la cui caratteristica è quella di operare all'interno di "territori liberi di confine", individuando spazi e stimoli creativi nel loro porsi tra arte contemporanea, architettura e progetto del paesaggio, in questa occasione, ha saputo sviluppare un percorso ricco di tensioni emotive. Sulla scorta, anche, di una particolare sensibilità acquisita su tale tema, attraverso esperienze quali il padiglione "La Folie" a Villa Medici (2000) e il padiglione "La Zona" ai Giardini della Biennale di Venezia (2003). L'intervento, concepito nel suo stesso svolgersi come un fruttuoso terreno di sperimentazione, è risultato in particolare sintonia ed equilibrio con le esigenze della struttura museale e con le indicazioni del masterplan di West 8, oltre a testimoniare la ricchezza del rapporto di collaborazione del giovane gruppo con gli artisti e la curatrice di LAB Nathalie Zonnenberg.

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