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Claus en Kaan, Forum Gent
Rivista Metamorfosi N° 55
di luglio agosto, 2005
Autore: Michele Costanzo
Articoli L'area riservata al nuovo teatro di Gent, si trova in un settore urbano centrale in via di trasformazione, lungo il fiume Schelde. Si tratta di un teatro multifunzionale per 1800 persone destinato alla musica e alla danza. La proposta di Claus en Kaan, singolare rispetto al linguaggio comunemente usato dai due architetti olandesi, ed estremamente stimolante, nasce dalla sollecitazione di un concorso internazionale ad inviti bandito dall'Amministrazione comunale della città belga ed ? stato presentato alla Biennale di Veneziana del 2004 "Metamorph". Il progetto s'incardina su tre punti che sono: il rapporto con la "organicità" dell'architettura del luogo; la creazione di una spazialità interna dell'edificio, dinamica e in grado di consentire lo svolgimento delle molteplici attività richieste; e l'individuazione di un'immagine volumetrica esterna, in sintonia con l'architettura circostante. Riguardo al primo obiettivo l'edificio sposa le caratteristiche del sito, vale a dire l'immediata presenza del fiume, e la "tortuosità" degli spazi urbani della città medioevale, con le sue molteplici emergenze che configurano uno skyline molto articolato. Il rapporto tra edificio e contesto, bisogna aggiungere, è una problematica molto sentita da Claus en Kaan, che essi tendono a sviluppare al di fuori dei limiti convenzionali definiti dal rispetto del genius loci. Gli architetti, in effetti, partono da una concezione molto inclusiva del concetto di contesto che, al di là dei dati relativi alla realtà fisica del luogo, tiene conto delle specifiche richieste della committenza, lo stato d'animo del progettista e, non ultimo, dello stesso arco temporale in cui l'azione progettuale viene a svilupparsi. "Crediamo che la nozione di contesto", essi affermano, "come quella di programma, siano forme di sensibilizzazione [...]. Il processo di trasmissione della razionalità deve avere come supporto un contenuto tangibile altrimenti il contesto si trasforma in pretesto". L'immagine architettonica di un progetto, inoltre, discende soprattutto [...] dalla continuità di un concetto che s'intende sviluppare, dipende dalle preesistenze. Con il contributo dei suoi dettagli viene portato a compimento il processo riflessivo. E' fondamentale mettere a punto la visione di questa immagine fin dall'inizio". Riguardo al secondo obiettivo, le specifiche richieste di dimensione, forma, acustica ed altre caratteristiche tecniche da rispettare, hanno portato ad un volume tendenzialmente chiuso in sé e, per contrasto, all'apertura (in senso concettuale e fisico) del corpo del teatro verso l'esterno che prosegue il suo rapporto con la città, e in particolare con le sue strade circostanti, attraverso i caffè i luoghi di incontro e di lavoro e poi il ristorante, in alto, che offre una vista panoramica sui tetti di Gent. Infine, riguardo al terzo obiettivo, la definizione architettonica dell'edificio punta ad entrare in diretto rapporto con i caratteri dominanti che costituiscono l'immagine, in senso unitario, della città medioevale: il disegno delle chiese gotiche, la trasparenza e il colore delle loro facciate, la massa degli edifici pubblici, la luminosità dorata che trasmettono. La forma a guglie dell'involucro di cristallo rappresenta un punto di sintesi di un insieme di riflessioni attentamente condotte dagli autori su diversi piani di lettura del progetto stesso. Le pareti di vetro dorato (particolarmente resistenti e tecnicamente elaborate), che configurano l'oggetto, non puntano tanto alla trasparenza, quanto al riflesso continuo e mutevole dell'ambiente circostante. Il grado di trasparenza è determinato dalle sue varie funzioni. Tale elemento attribuisce al progetto una notevole forza visiva sul paesaggio urbano.

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