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Il Mudam di Lussemburgo. I.M.Pei & Partners
Rivista l'Arca N° 1
di gennaio, 2007
Autore: Michele Costanzo
Articoli Il Musée d'Art Moderne Grand-Duc Jean progettato da Ieoh Ming Pei (1990-2006) è il primo museo d'arte contemporanea realizzato nel Granducato del Lussemburgo. Sorge all'interno del perimetro del ridotto del Fort Thüngen: una tra le fortificazioni abbandonate, ed interrate dopo il 1867.
L'edificio si trova nel nuovo quartiere Kirchberg, ai margini del centro storico, il cui profilo si percepisce attraverso le estese superfici vetrate che contraddistinguono la nuova costruzione.
Nel programma dell'Amministrazione pubblica era previsto che il museo dovesse sorgere sui resti della fortificazione, ora, in parte, utilizzati come Musée de la Forteresse.
Un primo progetto del 1990, prevedeva una stretta fusione tra preesistente e nuovo, e lo stesso ingresso al museo era posto in modo che i visitatori dovessero passare per il forte. Pur con molte esitazioni e dubbi la committenza modificherà la precedente scelta organizzativa degli spazi e delle percorrenze.
Nel 1997, Pei presenterà allora una seconda soluzione (che sarà poi quella definitiva) in cui le due strutture risultano indipendenti, e l'ingresso al museo è diretto, e rivolto verso Place de l'Europe.
Il disegno planimetrico dello spazio espositivo ora parte dalla simmetria dell'impianto del forte, per poi liberarsi nell'alzato da tale referente, inoltrandosi in uno sviluppo di geometrie complesse controllato con estrema eleganza. L'unità della figura architettonica si disarticola, dunque, in un insieme di volumi, ciascuno con una distinta identità iconica.
L'organismo è internamente suddiviso su tre livelli. A piano terra s'incontra un imponente portico d'ingresso, l'atrio con due ampie gallerie, la caffetteria/ristorante, la boutique, i servizi, e un padiglione raggiungibile tramite un ponte coperto a vetri; al primo piano altri ambienti espositivi; e, in quello interrato, altri spazi destinati all'esposizione, e un auditorium.
Il carattere del progetto, dal punto di vista formale, si distingue per la netta contrapposizione tra densità materica del complesso parietale, e leggerezza delle strutture vetrate che "completano" l'immagine dei diversi corpi. L'applicazione di un rivestimento continuo che avvolge l'esterno come l'interno delle murature, realizzato con il bianco calcare di Borgogna, non consente di operare distinzioni tra elementi portanti e portati. Lo spazio espositivo, in questo modo, appare come un ampio, continuo, articolato invaso/contenitore, libero nei suoi percorsi, ricco di situazioni spaziali, e contrasti scalari dal forte impatto emotivo per chi li percorre.
In questo senso, è interessante notare come in questo progetto permanga l'eco, anche se non in maniera chiaramente distinta, di precedenti esperienze progettuali, quali quelle: della nuova ala della National Gallery di Washington (1968-1978) la cui chiusura parietale verso l'esterno, nasconde la raffinata teatralità dell'interno dove spicca lo spazio della "piazza" con la sua pregevole copertura vetrata; e la raffinata tecnologia impiegata per le pareti vetrate della "piramid", per il progetto del Grand Louvre (1989-1992).
Completano il progetto la messa in opera del nuovo parco Dräi Eechelen, progettato da Michel Desvigne in cui si trovano organicamente inseriti l'edificio museale e i resti della vecchia fortificazione.
Il Mudam, inagurato nel luglio del 2006, è diretto dalla francese Marie-Claude Beaud, che intende portare avanti un programma culturale che non punta solo ad offrire una visione "equilibrata" dell'arte, ma anche mostrare aspetti in sé problematici, affidando l'immagine, e la comunicazione agli stessi artisti. Inoltre, le stesse opere che compongono la collezione del museo -raccolte nel corso di un decennio, e rivolte a molteplici campi artistici, quali: pittura, scultura, installazione, video, fotografia, grafica, moda, nuovi media- è in programma che siano presentate al pubblico attraverso esposizioni temporanee. La mostra d'inaugurazione "Eldorado", non a caso attraverso la proposta di un "territorio di sogno verso il quale tendono i nostri desideri", sviluppa il tema del dialogo tra tutte le forme d'arte.

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